Pur sembrando uno sport recente e solitamente associato a fasce giovani, il surf rappresenta una disciplina con radici storiche consolidate piuttosto lontano nel tempo. Siamo oggi abituati a vedere i surfisti abbronzati, con fisici palestrati con tavole ultratecniche e personalizzate con adesivi stampati online. Ma la storia del surf, come si diceva, inizia molti anni fa e adesivi e tavole ultratecniche proprio non si sapeva neppure cosa fossero.
A confermare quanto appena scritto è la prima fonte storica relativa al surf che si può far risalire al diario di bordo del capitano James Cook che scoprì le isole Hawaii nel 1778. Proprio Cook in questo duo diario descrive le imprese dei polinesiani impegnati a cavalcare le onde del Pacifico con delle tavole rudimentali realizzate in legno.
“Le prime rudimentali tavole – scrive Wikipedia – erano solitamente costruite legando assieme tre tronchi cavi piegati verso l’alto sulla prua”. Viene anche riportato che il noto esploratore James Edward, in Guinea nel 1835, descriveva ragazzi che nuotavano nel mare con delle tavole leggere che portavano sotto la pancia, a ricordare la posizione che oggi sappiamo si tiene sulla tavola da surf- Appena trovavo l’onda per loro giusta questi ragazzi si lanciavano su di essa facendosi trascinare “ergendosi su di essa -scriveva Edward – come fosse una nuvola”. Edward che rivelò un pericolo presente anche oggi per i surfisti, ossia quello della presenza degli squali, in quelle acque oceaniche. Il surf, per le sue nudità, venne bandito dai calvinisti presenti in Guinea e venne riammesso tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, recuperando consensi e interesse.